Povera Valle del Sacco, violentata e strumentalizzata
La relazione della dott.ssa Paola Michelozzi (UOC Lazio), depositata nel corso dell’udienza di lunedì 21 marzo del processo Marangoni, ha sfiorato in modo significativo i problemi generali della Valle. Un territorio martoriato che la politica, per motivi legati ai consistenti finanziamenti che da anni vengono erogati a pioggia, insiste a definire “da bonificare”, quando nella maggior parte dei casi le analisi effettuate sui terreni e sui prodotti agricoli danno risultati affatto preoccupanti. Come nel caso di Anagni, dove le problematiche ambientali sono riferibili alle emissioni di ogni genere e non, salvo pochi noti casi, a situazioni esistenti. Il caso ex Polveriera: i circa 187 ettari di terreno, che la politica fingendo di ignorare tratta segretamente con i professionisti della logistica e dei rifiuti, sono stati utilizzati in minima parte dall’Esercito che vi installò magazzini di stoccaggio per esplosivi, da tempo eliminati e ripuliti. Per il resto, si tratta di distese di prati ed alberi, chiazzate da polle d’acqua e torrenti. Sarebbe bastato, al Comune proprietario, attivare la legge del 110 per restaurare a costo zero parte degli edifici da trasformare in alloggi, ristoranti, luoghi di studi e formazione, e sviluppare così un Centro Formazione per Protezione Civile e Vigili del Fuoco di portata europea. Invece no. La Regione stanzia col bene placito dello Stato alcuni milioni che finiranno in fattura e magari recuperati a spese dei cittadini, per operazioni di cui non si conoscono i dettagli né si comprende la necessità.
Valle del Sacco, anzi: del saccheggio